Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita by Giulio Cesare Giacobbe

Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita by Giulio Cesare Giacobbe

autore:Giulio Cesare Giacobbe
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
ISBN: 8879286626
editore: Ponte alle Grazie


Capitolo settimo

Della consapevolezza: teoria

Questo capitolo puoi leggerlo soltanto se hai un'aspirazione a essere colto,68 altrimenti ti risulterà di una noia mortale. Esso non è indispensabile, agli effetti pratici:69 è soltanto un'esibizione teoretica da parte mia e quindi fondamentalmente una mia sega mentale, per quanto benefica, che può essere apprezzata soltanto da altri segaioli mentali (benefici), soprattutto maschi.70

Tu, se hai soltanto un accenno al mal di testa, rimanda la lettura a un'altra volta perché ti verrebbe un'emicrania da incubo. Se non l'hai, tieniti una compressa di aspirina a portata di mano.

Solo i/le più tosti/e riescono a superare questo punto del libro.

Se ci riesci senza farti prendere dal panico, senza impazzire o semplicemente senza smettere di leggere il libro (cosa, secondo me, molto più grave delle prime due) sei, come si dice, a cavallo.71

Veniamo dunque all'esame teorico della consapevolezza.

La consapevolezza è una funzione piuttosto complessa, dal punto di vista psicologico.

La consapevolezza è un processo in cui una parte della percezione ha come proprio oggetto la restante parte della percezione. Ossia un processo in cui la percezione percepisce se stessa.

Infatti, se tu sei consapevole delle tue sensazioni, delle tue emozioni e dei tuoi pensieri, sono essi a essere l'oggetto principale della tua percezione e non i loro rispettivi oggetti.

È in pratica il cervello che osserva se stesso, anzi il proprio stesso funzionamento.

Mi spiego meglio.72

Se io percepisco un cavallo (non ha importanza se si tratta di una sensazione o di una immaginazione, ossia se il cavallo c'è davvero, davanti a me, o se me lo immagino soltanto), questa percezione, o processo percettivo, è composta di tre subpercezioni: 1) la percezione del cavallo come si presenta a me oggettivamente: oggetto percepito; 2) la percezione della reazione emotiva che io ho nei confronti del cavallo (ad esempio, di paura): contesto percettivo; 3) la percezione di me stesso, ossia l'autoimmagine che ho in quel momento di me stesso (ad esempio di individuo in pericolo): soggetto percipiente.

Nello stato comune della percezione ordinaria l'oggetto principale della percezione è banalmente il cavallo.

In tale percezione sono tuttavia sempre presenti anche il contesto percettivo, o reazione emotiva, e la percezione dell'Io. Essi costituiscono una specie di contorno o modalità della percezione; non costituiscono però l'oggetto principale della percezione, che rimane il cavallo. L'attenzione del soggetto percipiente è cioè concentrata sul cavallo; si può dire che il «fuoco» della percezione è il cavallo.

Se però il «fuoco» della percezione si sposta sul contesto percettivo o sull'immagine dell'Io, sono essi, a divenire gli oggetti principali della percezione.

Lo stato di consapevolezza consiste appunto in tale spostamento del «fuoco» della percezione.

Per meglio comprendere il processo, è opportuno crearne un modello rappresentativo.

In figura: Immagine di un cavallo dentro il più piccolo di 4 rettangoli concentrici.

Rappresentiamo la percezione come costituita di quattro schermi A, B, C e D, rispettivamente sovrapposti fra loro in quest'ordine: lo schermo A rappresenta l'oggetto percepito e possiamo pensarlo come uno schermo opaco bianco (come un telone cinematografico) sul) quale è proiettata l'immagine di un oggetto, ad esempio il cavallo.

Lo schermo B rappresenta il contesto



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